JWG

Ein Lehrer, der das Gefühl an einer einzigen guten Tat, an einem einzigen guten Gedicht erwecken kann, leistet mehr als einer, der uns ganze Reihen untergeordneter Naturbildungen der Gestalt und dem Namen nach überliefert. J.W.G.

domenica 10 febbraio 2013

Aborto ed eutanasia secondo la Chiesa Cattolica

Qualche giorno fa mi sono trovata a leggere un articolo di Papa Benedetto XVI in cui parla di aborto ed eutanasia. Ho provato a cercarlo in rete per poterlo condividere con voi ma non l'ho trovato, allora vi riporto qualche parte saliente dell'articolo: "L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale". "Nell'affermare ciò la Chiesa Cattolica non intende mancare di comprensione e di benevolenza, anche verso la madre".
Il Papa ha spiegato perché "l'aborto non può essere terapeutico" e ha chiarito che " non costituisce la soluzione a difficoltà familiari, economiche, sociali, o a problemi di salute del loro bambino".
Inoltre ha osservato, " si richiede ai medici una speciale fortezza per continuare ad affermare che l'aborto non risolve nulla, ma uccide il bambino, distrugge la donna e acceca la coscienza del padre del bambino, rovinando, spesso la vita familiare".
Io non sono d'accordo, credo che qualunque donna pratica l'aborto non lo faccia per puro egoismo ma proprio perché si hanno della difficoltà, ogni famiglia vorrebbe il meglio per il proprio figlio, e credo che ogni donna prima di compiere questo gesto ci pensi e anche tanto.
Per quanto riguarda l'eutanasia ha affermato che " la tentazione all'eutanasia appare come uno dei sintomi più allarmati della cultura della morte che avanza nella società del benessere". " La vita umana in ogni sua fase è degna del massimo rispetto"
Il Papa teologo si è rivolto a scienziati, ricercatori, medici, ecc. " è possibile vivere la malattia come un'esperienza umana da assumere con pazienza e coraggio". " E' giusto che si ricorra quando necessario all'utilizzo di cure palliative, le quali, anche se non possono guarire, sono in grado però di  lenire le pene che derivano dalla malattia".
Quest'ultima affermazione ha richiamato maggiormente la mia attenzione e sono d'accordo in parte, non vedo perché far patire le pene ad un malato che non dà alcun segno di miglioramento, so che per poter esprimere un giudizio a riguardo bisogna essere nei panni dei familiari però io non vorrei vedere nessuno paralizzato in un letto a lamentarsi sempre. Credo che l'eutanasia possa essere praticata solo nei casi in cui il paziente è in condizioni da non veder nessun miglioramento, come il caso di Eluana Englaro che ha vissuto in stato vegetativo per 17 anni, e ovviamente se i familiari ne danno il consenso.