JWG

Ein Lehrer, der das Gefühl an einer einzigen guten Tat, an einem einzigen guten Gedicht erwecken kann, leistet mehr als einer, der uns ganze Reihen untergeordneter Naturbildungen der Gestalt und dem Namen nach überliefert. J.W.G.

mercoledì 30 gennaio 2013

un GRAZIE spetta di dovere al professore Luca Lupo per essere stato per me non solo un professore di bioetica ma soprattutto un professore di vita... il vostro corso mi ha formata in modo qualitativo e questo non ha prezzo.. ho imparato a riflettere su tematiche che, per comodità, ho sempre messo da parte cogliendo così il vero senso delle cose.. quello di oggi non è stato un esame ma un ulteriore confronto che mi ha formata ulteriormente..                                         Grazie Prof. Lupo

Neuroscienze e autodeterminazione

Oggi girovagando sul web ho trovato questa interessante notizia e voglio condividerla con voi.
http://www.repubblica.it/scienze/2013/01/30/news/cervello_razzismo-51554056/

Sono andata quindi a fare altre ricerche.Sembra che in molti tribunali la risonanza magnetica,e quindi l'utilizzo delle neuroscienze, venga utilizzata come ulteriore prova in processi che vedono accuse come rapina, sequestro di persona, violenza sessuale e così via.
Sembra chiaro quindi che oggi le neuroscienze non offrano più soltanto la cura o la prevenzione della demenza o il miglioramento delle nostre capacità cognitive, bensì si insinuino nel privato, nei sentimenti e nei pensieri ricercando un nuovo significato di essere umano.
Questi nuovi studi e scoperte mi hanno portato a pormi degli interrogativi:
Come vede l'etica il fatto che, prima di dare un qualsiasi giudizio o di mettere in atto un' azione che abbia un'implicazione morale, determinate aree del nostro cervello si sono già attivate?
Cosa vuol dire, a questo punto, commettere un'azione volontaria e quali sono le condizioni in cui l'individuo è responsabile delle sue azioni?

martedì 29 gennaio 2013

L'ignoranza dell'animale umano

"(Giuro) di curare tutti i miei pazienti con uguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di RAZZA,religione,nazionalità,condizione sociale e ideologia politica". (Giuramento di Ippocrate moderno).
Ciò si smentisce con uno dei fatti di cronaca avvenuto recentemente a Padova in cui è stato negato ad un paziente romeno il trapianto di cuore.
http://www.fattidicronaca.it/articolo/padova-negato-il-trapianto-ad-un-romeno/11845/
Mi chiedo come sia possibile negare un intervento necessario per la sopravvivenza ad un uomo solo perchè di nazionalità diversa!A mio avviso,ogni medico,considerando il giuramento a cui si sottopone,non dovrebbe permettersi in primis di negare un servizio e in secondo luogo di decidere della vita dell'altro,che sia di nazionalità italiana o estera.Credo che una persona che decide di svolgere tale professione debba farlo soprattutto perchè ha cuore la vita degli altri.

lunedì 28 gennaio 2013

Aborto vs Eutanasia

"Una società che predispone i mezzi perchè una donna impedisca la nascita di un altro essere, dovrebbe, a maggior ragione, predisporre i mezzi che consentano di morire a chi, desiderando la morte, non può darsela."
[cit. Emanuele Severino]

Mi ha colpito molto questa citazione che ho trovato sul libro di G. Fornero "Bioetica cattolica e bioetica laica" e, girovagando un po' su internet, sono riuscita a trovare un'intervista fatta al filosofo Severino pubblicata nel dicembre 2006 sul "Corriere della sera".

«Morire senza soffrire è un diritto, lo Stato faccia il suo mestiere»


Mangiarotti Alessandra  (5 dicembre, 2006) Corriere della Sera

MILANO - Il filosofo Emanuele Severino si pone «al di là degli amici o nemici di Dio». Rivendica «pari dignità di discussione tra un caso che interessa un unico uomo immobile in un letto e i più grandi massacri che vive oggi l'umanità». Quindi si guarda dentro, e dice: «Se avessi un amico che soffre come Piergiorgio Welby, un amico del quale ho capito fino in fondo il profondo desiderio di lasciare questo mondo, io lo aiuterei a staccare la spina.  Cercando di non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge, ma lo farei». Primo: «Perché c' è una contraddizione scandalosa nella nostra legge: tratta in modo diverso chi, avendone la capacità fisica, può darsi la morte e chi invece, pur desiderandolo intensamente, non può farlo». Secondo: «Perché riconoscere a un uomo il diritto di morire senza soffrire oltre un certo limite, è rispettare  la sua dignità». Professore, lei dunque sottoscrive l'appello di Welby al presidente della Repubblica Napolitano? «Io parto da un presupposto: se il signor Welby fosse in grado di staccare i fili delle macchine che lo tengono in vita e di lasciare questo mondo senza soffrire ulteriormente, probabilmente l'avrebbe già fatto». Si sarebbe suicidato senza che il mondo se ne accorgesse? «Un tempo in molte legislazioni il suicidio era considerato un reato. Chi cercava di togliersi la vita e falliva nel suo intento, era perseguito penalmente. Almeno su questa terra, direbbe qualcuno. Oggi non è più così, anche in Italia: il suicida mancato non è riconosciuto giuridicamente colpevole». Da qui la contraddizione. «E' come tra il "sì" all' aborto e il "no" alle cellule staminali embrionali: "si" a chi cerca di suicidarsi, "no" a chi chiede di essere aiutato a morire perché da solo non ce la fa. La nostra legge tratta in modo diverso i  disgraziati che non hanno la forza o le braccia per lasciare questa vita». Una contraddizione soltanto giuridica? «Queste contraddizioni sono dovute al fatto che siamo in Italia e che qui i principi della Chiesa cattolica hanno un peso che altrove non hanno. La Chiesa non può che essere un'istituzione di carattere politico. Indubbiamente la sua intenzione è quella di rispettare la laicità dello Stato, ma oggettivamente ha una vocazione teocratica. E in questo, sia chiaro, la Chiesa fa il suo mestiere. Spetta poi allo Stato fare il suo». Vale a dire? «Votare la legge più democratica possibile. E' giusto il discorso cattolico: se una maggioranza cattolica vota una legge che va bene alla Chiesa, non c' è nulla da dire sulla liceità di questa legge. Rispetta le regole della maggioranza e quindi della democrazia. Se non che la democraticità di una legge è quantificabile. E io penso che su argomenti su cui c' è discussione - dall'eutanasia all' aborto, dal divorzio alla fecondazione assistita - la legge più democratica è quella che permette a ognuno di agire come crede». Dunque il rispetto del volere di ciascuno deve avere più peso del voto di una maggioranza? «Anche se la minoranza è rappresentata da un solo uomo. Non dico che la democrazia è verità assoluta. Ho grande stima di Luigi Einaudi,  Einaudi che diceva che la democrazia è un mito. Ma in questo contesto io preferisco le regole della democrazia. E più democratica è una legge che tiene conto (sottolineo, su questi temi) di quello che il singolo vuole». Dunque il suo «sì» va dal caso Welby al testamento biologico, dall' eutanasia al suicidio assistito? «Io sono per la libertà di scelta. Sono convinto che già oggi, se entro in un ospedale e chiedo di non essere oggetto di accanimento terapeutico, trovo ascolto. Certo, se non ho questa fortuna ma le gambe mi funzionano, me ne vado altrove. La tragedia è quando le gambe non mi funzionano». Partiamo dall'eutanasia. «Se viene appurato che una persona ha questa volontà, la volontà di morire senza soffrire oltre un certo limite, la legge deve riconoscerle il diritto a lasciare questo mondo. Dignitosamente. Senza nascondersi. Tanto più che spesso basta solo l' astensione da un certo tipo di azioni e un aiuto a non soffrire». E il suicidio assistito? «Tra eutanasia e suicidio assistito non vedo una differenza sostanziale.  In un caso come nell'altro se un individuo esprime il  desiderio di morire deve poter contare su una struttura pubblica che lo aiuti a raggiungere il suo intento». Una priorità su tutte che si sente di indicare al governo? «Cancellare le contraddizioni presenti nella nostra legislazione, la soluzione la lascio agli esperti.  Se poi la classe politica chiamata a decidere è legata alla Chiesa al punto da non riuscire a prendere una decisione, è finito tutto. Anche l' autonomia dello Stato, riconosciuta dalla stessa Chiesa».  

Riflessioni sulla Shoah

E' spaventoso.
A volte non ci sono veramente parole per spiegare o commentare le atrocità compiute nel periodo della seconda guerra mondiale. E' spaventoso pensare a quanto l'uomo sia stato animale nell'annientare i diversi e i più deboli, nello sfruttarli e nel negare la loro umanità. E' spaventoso pensare che esista il "Negazionismo", che alcuni chiudono gli occhi, fingendo che non sia mai accaduto.. E che non stia tuttora accadendo.
Perchè si, succede ancora. Il razzismo, il bullismo, la negazione di alcuni diritti fondamentali dei "diversi", purtroppo, esistono ancora oggi (per esempio iniettare testosterone negli omosessuali per "curarli" non è diverso dal non riconoscere i loro diritti).
Ma la cosa che deve farci più riflettere è ciò che hanno fatto i nostri "colleghi"...
Noi, che studiamo la vita. Noi, che cerchiamo di migliorarla, di salvarla e di capirne la magnificenza, ci siamo macchiati di azioni ignobili. Gli scienziati del tempo hanno fatto esperimenti di tutti i tipi su esseri umani, trattandoli come pezzi di carne senza alcuna dignità. Leggendo vari articoli, ho notato un esperimento in particolare che mi ha colpita molto: alcuni medici studiavano i gemelli monozigotici, cercandone le differenze sia esterne che interne... Questo tipo di "curiosità" da parte degli scienziati di allora mi ha ricordato molto il libro di Huxley, in cui si facevano nascere una moltitudine di gemelli per eseguire lo stesso tipo di lavoro.
La cosa su cui dobbiamo riflettere è che è spaventoso pensare che ciò che il mondo ha vissuto realmente è peggiore delle distopie descritte nei libri...

Riflessione sulla bioetica cattolica.

Nella bioetica cattolica il punto cardine su cui ruotano i vari ragionamenti è la “sacralità della vita”. Dal libro “Bioetica laica e bioetica cattolica” di G.Fornero mi ha colpito la dichiarazione del Concilio Vaticano II, che è poi il riassunto complessivo di tutta la bioetica cattolica, la quale si esprime così: <<Norma suprema della vita umana è la legge divina, eterna, oggettiva e universale, per mezzo della quale Iddio, con sapienza e amore, ordina, dirige e governa l’universo e la società umana.>> Quindi per “sacralità della vita”, anche alla luce di tale dichiarazione, io intendo la vita come un qualcosa di invalicabile, qualcosa che ha dell’onnipotente al suo interno, qualcosa che risulta immacolato, come se la vita stessa dovesse essere vissuta come un dono, come qualcosa di estraneo che non ci appartiene e di cui si ha quasi paura di “usare” come propria, con la propria testa e la propria morale. Seguendo il corso, leggendo i libri consigliati e non solo, sorge spontanea una questione: come riesce a rientrare in tutto questo discorso bioetico-cattolico il libero arbitrio? Come può l’uomo fare tutto ciò che vuole se deve “trattare” la sua stessa vita come se sua non fosse? Sarebbe contraddittorio avere la possibilità di scegliere ciò che si vuole su qualcosa che non è di appartenenza propria (la vita), eppure è lo stesso Dio cristiano che ci ha fornito la vita (parlando da un punto di vista cattolico) ed è sempre lo stesso Dio cristiano a fornirci il libero arbitrio... Cercando di conciliare entrambe le cose, mi viene da pensare che è anche in casi cruciali ed estremi come l'eutanasia che Dio ci ha concessi il libero arbitrio, proprio perchè si potesse decidere cosa è "meglio", appunto, decidere secondo la coscienza di una persona che ama. Tutto questo, a mio avviso, viene sempre inquadrato sotto un profilo prettamente cattolico, e la bioetica laica neppure esisterebbe.

"Frankenstein" di Mary Schelley

Frankenstein è la creazione che distrugge. il romanzo è ambientato a Ginevra a fine del 1700. Un giovane ragazzo Victor,in seguito alla morte della madre,che aveva contratto la scarlattina,per superare il dolore della perdita,comincia a studiare la creazione di una creature perfetta,che più intelligente dell'uomo,che non abbia mai punti deboli,che goda sempre di buona salute e che sia utile agli altri.
Inizia cosi a frequentare l'università in Germania,dove cerca di carpire tutti i segreti della scienza dai suoi professori,che stimano le grandi capacità del giovane.
Frankenstein passa le sue nottate nei cimiteri per studiare la decomposizione dei corpi e per riuscire a capire il modo per generare una creatura mostruosa. Il risultato però non è quello contemplato in origine e il ragazzo si trova ad aver di fronte un essere completamente diverso dal suo progetto iniziale. Un mostro,una creatura di brutto aspetto,con una forza ingestibile,che uccide il fratello Guglielmo,facendo cadere il sospetto sulla governante della famiglia. Le vicende seguono sono un intreccio di fatti che porteranno il giovane e il mostro da lui creato a rincontrarsi.Sarà allora che l'essere abominevole chiederà al suo inventore di affiancargli una donna,una creatura simile a lui,chiedendogli in cambio,di andarsene il America del Sud. Inizialmente il ragazzo si rimette a studiare per creare la creatura mostruosa con le sembianze femminili,ma in un secondo momento distrugge la sua opera,è scoperto dal mostro fu costretto a scappare in Irlanda,dove viene arrestato per aver ucciso un suo amico,morto però per mano del mostro. In seguito alla sua liberazione Victor torna in Svizzera dove sposa Elisabetta ,che verrà uccisa poco dopo dall'orribile creatura.
L'avventura di Frankenstein prosegue con un desiderio irrefrenabile,che è quello di voler vendicare le persone morte a causa sua per mezzo del mostro,ma qualcosa lo impedisce e il mostro acquisisce un'animo simile a quello di un umano e lo spinge a vivere il senso di colpa per il dolore provocato.
Dietro questa storia c'è la mano di una scrittrice Mary Schelley che mette in risalto l'esigenza dell'uomo di sentirsi un Dio riuscendo a generare un essere che tenda alla perfezione. L'uomo però non è in grado di sopportare un progetto tanto ambizioso e complicato come la creazione,e per questo si ritrova a creare una creatura di brutto aspetto ma con un amino nobile.

domenica 27 gennaio 2013

Aktion T4: per non dimenticare!



Difendere la razza ariana dalla degenerazione e favorirne la crescita! è questo il motto nazista. ‘Il dovere impone quindi lo studio di ogni possibilità - anche remota - in grado di far compiere passi in avanti verso questo obiettivo’.
Aktion T4 fu il nome dato, dopo la seconda guerra mondiale, al Programma nazista di eutanasia che sotto responsabilità medica prevedeva la soppressione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche ,al fine di attuare l’ ‘igiene razziale’ argomento assai diffuso nella Germania del tempo.
Le prime vittime della << pulizia biologica >> sono stati i disabili tedeschi all'interno del piano di eutanasia, lo scoppio della guerra offrì  agli scienziati l'occasione di occuparsi delle "razze inferiori": degli ebrei, degli zingari, degli slavi.
Un incredibile "materiale umano" diviene improvvisamente disponibile per poter dimostrare sul campo le teorie genetiche che gli scienziati nazisti  avevano elaborato.
L'idea nazista di eugenetica è riassunta nelle parole di Heinrich Wilhelm Kranz (1897-1945) direttore dell'Istituto di Eugenetica dell'Università di Giessen: "Esiste un numero assai elevato di persone che, pur non essendo passibili di pena, sono da considerarsi veri e propri parassiti, scorie dell'umanità. Si tratta di una moltitudine di disadattati che può raggiungere il milione, la cui predisposizione ereditaria può essere debellata solo attraverso la loro eliminazione dal processo riproduttivo".  Il primo passo verso l'attuazione del piano di eutanasia si ebbe nel 1933 con l'emanazione della "Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie". La legge del 1933 di fatto autorizzava la sterilizzazione forzata delle persone ritenute portatrici di malattie ereditarie. Si stima che l'esecuzione del programma sia costata la vita di oltre 200.000 persone.
In un giorno come oggi, è importante ricordare  e riflettere su come i concetti di eugenetica ed eutanasia furono utilizzati nel clima nazista, in cui si applicavano nel totale rispetto delle leggi. Si può giustificare questo orrore?  Può il ricordo scuotere le coscienze di quanti, oggi, considerano l’uomo mero oggetto di sperimentazione?

Riflessione sulla giornata della memoria

In occasione della giornata della memoria, ho pensato di condividere con voi la mia opinione riguardo uno degli orrori commessi nel corso della storia che non possiamo e non dobbiamo dimenticare. In particolare vorrei farvi notare come tutto questo ci riguarda molto da vicino. Avendo studiato tematiche riguardanti i lati positivi e negativi dell'eugenetica e il famoso giuramento di Ippocrate, credo che le pratiche eseguite durante la Shoà siano un esempio di come la scienza NON dovrebbe assolutamente essere! 
Molti medici, che con il Giuramento di Ippocrate si erano impegnati a salvare vite umane (senza distinzioni di razza, sesso o religione), sono in poche parole diventati assassini attraverso la pratica dell'eutanasia. Molti scienziati hanno ripudiato il "valore benefico" della scienza effettuando esperimenti di ogni tipo su cavie umane. Da futura biologa sono fermamente convinta che la scienza, applicata oltre il limite delle convinzioni etiche e morali, non sia affatto scienza.
Ecco il video che ha suscitato in me molto interesse e mi ha portata ad esprimere questo mio pensiero: 




Che cosa ne pensate? 

sabato 26 gennaio 2013

Riflettiamo sugli errori del passato...

Dopo 40 anni dalla guerra in Vietnam l'Agente Orange uccide ancora...

In totale furono spruzzati sul Vietnam circa 40 milioni di litri di Agente Orange: il defogliante contiene sostanze chimiche ritenute dalla World Health Organization altamente tossiche. Una di tali tossine, una forma di diossina conosciuta come TCDD (1), e’ particolarmente mortale: 80 grammi di TCDD potrebbero uccidere l’intera popolazione di New York City se versati nelle riserve d’acqua. Recenti ricerche hanno rivelato che circa 170 kilogrammi di TCDD furono versati sul Vietnam. 


L'animale umano anche in questo caso ha agito senza pensare alle conseguenze (150 mila bambini nati con problemi provocati da questa sostanza, tanti bambini nati morti o con molte malformazioni)...a tutti coloro a cui ha negato un futuro a cui avevano diritto.Credo sia opportuno ricordare per evitare che ciò si ripeta ,ma soprattutto, per ricordare all'uomo che DEVE  limitare la sua natura selvaggia per permettere la sopravvivenza dell'altro.

Abbattiamo le barriere che ci impediscono di imparare liberamente e costruiamo una scienza open.

Ho trovato molto interessante questo intervento di Neelie Kroes, vice presidente della Commissione Europea e responsabile per l'Agenda Digitale e ho voluto condividerlo con voi.
cosa ne pensate del testamento biologico?

e della donazione degli organi?

venerdì 25 gennaio 2013

Orrore in Siberia


A confronto, la più spregevole delle bestie selvagge è da poter considerare "persona".

"Gli effeminati non erediteranno il Regno di Dio"?

Volevo spendere due parole su una frase che ho trovato leggendo il Fornero e che mi ha un po' turbata:

[9] O non sapete che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri,

[10] né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio. 

(Corinti 6,9-10)

Allora,
Immorali ci sta perchè dal momento che vanno contro la morale e l'etica è normale che non possano godere del Regno di Dio;
Idolatri anche in quanto ovviamente è normale che la Chiesa non possa vedere di buon occhio chi crede e idolatra una statuetta d'oro o qualsiasi altro oggetto materiale piuttosto che credere in Dio;
Adulteri, li accorperei agli immorali;
Ladri, vanno contro il 7° comandamento;
Avari, seguono uno dei 7 peccati capitali;
Ubriaconi, non rispettano (secondo la visione cattolica della sacralità della vita) il dono che Dio ha fatto loro;
Ok, ma.. Sodomiti e effeminati?
Sodomiti: individui di sesso maschile che hanno rapporti "contro natura" con individui dello stesso sesso. Capisco la visione Cattolica dell'amore e cioè per la Chiesa l'amore E' amore coniugale che prevede l'unione di una donna e di un uomo col solo scopo di procreare, ma nel momento in cui un uomo prova sentimenti d'amore per un altro uomo, dovrebbe forse nascondersi alla società per paura e vergogna? Ma vergogna di cosa? Nella sua visione è l'avere rapporti con una donna ad essere "contro natura". Bisognerebbe ragionare dunque da più punti di vista. E se il matrimonio gay fosse "legalizzato" allora l'unione non sarebbe più "punita"? No, perchè la Chiesa ci tiene ai particolari: l'unione prevede la procreazione; è un dato di fatto che individui dello stesso sesso non possano procreare ma la loro situazione non è assimilabile a quella di una coppia uomo-donna sterile? Scusatemi ma io davvero non riesco a vederne le differenze.
Effeminati: individui di sesso maschile con movenze e atteggiamenti a dir poco virili. E' colpa loro se sono nati nel corpo di un uomo? Non è stato forse Dio stesso a dar loro questa vita? In effetti, cosa c'è di sbagliato in tutto questo? In bioetica cattolica si parla 1. di un progetto intelligente di Dio che tutti devono seguire..Bene, questa è la vita e la natura che Dio ha donato loro, non la stanno vivendo forse nel modo giusto? 2. di "vita umana innocente" (non-nocens ovvero che non nuoce nè a sè stesso nè agli altri)..a chi nuociono gli omosessuali? Scusatemi ma io davvero non riesco a capire tutto questo accanimento.

Considerazioni su Bioetica cattolica e laica

Leggendo il Manuale del Fornero, ho potuto finalmente capire effettivamente le posizioni prese dalla Chiesa e dai laici riguardo la Bioetica. La Chiesa e i Cattolici in generale (o almeno la maggioranza di questi) parlano di una "sacralità della vita" ovvero: la vita è un dono fattoci da Dio ed è sacra in quanto Dio stesso è santo; l'uomo non ha libero arbitrio sulla vita, nè sulla propria nè su quella degli altri, e deve vivere secondo l'ordine delle cose dettato da Dio stesso. Per i Cattolici, dunque, non importa che vita si conduce, bisogna comunque vivere. Per i Laici, invece, importante non è la vita in sè ma una vita "che vale la pena essere vissuta". Vi sono diverse correnti tra cui quella perfezionista secondo cui una vita "perfetta" è la vita di uomo che gode di buona salute, di benessere economico, si nutre adeguatamente, vive in una casa adatta alle sue esigenze, si relaziona con gli altri, gode appieno della vita in quando gode di tutti e 5 i suoi sensi. Ecco, a tal proposito mi è capitato di leggere un articolo in cui due gemelli sordi e quasi ciechi hanno deciso di morire. La loro scelta non sarà di certo accettata dalla maggioranza, però io sinceramente sono riuscito a comprendere il loro disagio: una vita in cui non puoi ascoltare le parole della gente, non puoi udire i dolci suoni della natura, non godi appieno di ciò che ti circonda e per di più una vita in cui sei consapevole che d'ora in avanti le cose diventeranno ancora più complicate perché , se prima riuscivi a relazionarti tramite sguardi, lettura del labiale, ora non ci sarà più nemmeno questo; questa è una vita che vale la pena vivere? A mio parere, affiancando l'ipotesi perfezionista della bioetica laica, no.

giovedì 24 gennaio 2013

Cloud Atlas



"La nostra vita non ci appartiene. Da grembo a tomba siamo legati ad altri. Passati e presenti. E da ogni crimine, da ogni gentilezza, generiamo il nostro futuro!"



Poco tempo fa è uscito nelle sale cinematografiche Cloud Atlas ed ho deciso di guardarlo, anche perchè consigliato dal professore.  Sebbene la trama sembri molto intricata, in essa si possono riconoscere sei storie differenti, ma che, in un modo o nell'altro si intrecciano seppur in tempi e luoghi diversi. La cosa davvero interessante è che ogni storia ha un tema di fondo importante, un'importanza di tipo sociale ed umana. Discriminazioni razziali e abolizione della schiavitù, discriminazioni omofobe, problemi di insicurezza delle industrie energetiche nucleari,tema della senilità e maltrattamento degli anziani nelle case di riposo, organizzazioni religiose e infine l'episodio relativo alla Preghiera di Somni 451 che mi è sembrato il frammento più suggestivo. Questo è ambientato in un futuro distopico in cui il totalitarismo sfrutta gli essere umani alla stregua di carne da macello con lo scopo di portare profitti economici. La protagonista è Somni 451, un artificio, ovvero un clone, che, riuscendo ad evadere dal luogo in cui è tenuta coma serva con l'aiuto di un ribelle, vuole diffondere il messaggio di denuncia al sistema. Un sistema che vuole produrre, attraverso la clonazione, esseri da poter sfruttare e che non siano in grado di ribellarsi poichè "non genomati" per tale scopo.Un altro chiaro esempio di come  la "scienza" sopprima i sentimenti e le volontà umane per mantenere un ordine sociale e politico, tema che si ritrova anche nel "Mondo Nuovo". Ma come nel libro, anche qui c'è qualcuno che riesce  prima a scorgere i limiti imposti e, dopo, anche contrastarlo.  E forse il senso del film è proprio questo. Qualunque artificio scientifico, non sarà mai in grado di contrastare la nostra  natura umana, la nostra coscienza. Potranno clonare i nostri geni, ma dubito che ci riusciranno con le nostre idee, e sono quelle che contano.

“Non importa se siamo nati in una vasca o in un grembo, siamo tutti purosangue. Dobbiamo tutti combattere, e se necessario morire, per insegnare alle persone la verità”.



"...Mare dentro..

Mare dentro..

Senza peso nel fondo dove si avvera il sogno..

Due volontà fanno avere un desiderio nell’incontro..

Il tuo sguardo.. il mio sguardo..

Come un’ eco che ripete senza parole..

Più dentro.. più dentro..

Fino aldilà del tutto

 attraverso il sangue e il midollo..

Però sempre mi sveglio e sempre voglio essere morto

Per restare con la mia bocca sempre preso nella rete dei tuoi capelli.."
                                                                                                                        Ramòn Sampedro
                                                                                                             dal film Mare Dentro
volevo pubblicare questa poesia tratta dal film mare dentro perchè mi ha lasciato qualcosa di inspiegabile dentro.. la vita per lui non era più vita.. bisogna, in questo caso, rifarsi al concetto di 'sacralità' o di 'qualità' della vita?? é giusto vivere ad ogni costo per rispettare il dono che Dio ha fatto??

Giuramento d'Ippocrate



Assumersi la responsabilità del giuramento o di qualsiasi altro codice deontologico, vuol dire portare avanti con amore e rispetto la propria professione e di conseguenza avere cura della vita altrui, "prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione
sociale e ideologia politica". 

Kill me please...



Un giorno il suicidio sarà un diritto dell’uomo scritto nero su bianco sulla Costituzione”…..”Il suicidio deve essere dignitoso”…il Dr Kruger vuole dare un senso al suicidio e al tempo stesso limitarlo. Vuole pianificare e rendere “dignitoso” questo incontro con la morte. Ha creato una struttura terapeutica dove concedere la morte non è atto barbarico ma un atto consapevole svolto con assistenza medica. Il giuramento di Ippocrate lo obbliga a cercare di far desistere qualsiasi paziente dalla scelta estrema ma, se la volontà è forte e sicura, il primario, sostenuto da un contributo governativo, non può far altro che assecondarla, ultimo desiderio compreso. Un gruppo di strani personaggi va in questa clinica tra questi troviamo un famoso regista con un cancro incurabile, un commesso viaggiatore malato terminale, un ricco ereditiere, un lussemburghese che ha perso tutto al gioco(anche sua moglie), una cantante dalla voce rovinata, un depresso cronico e una bella ragazza con una malattia orfana, è proprio questa ragazza che  irrompe in un contesto tanto desolante e deprimente; anche lei come gli altri aveva deciso di morire in quella clinica ma quando a causa di in incendio vede un uomo innocente che non era li come gli altri per morire perdere la vita, capisce che nonostante tutto lei ha la FORTUNA DI VIVERE. Lo scopo del suicida è morire ma non è sempre facile spegnere l’umano interruttore quando la campanella della natura o del destino non è ancora suonata. Il suicidio viene interpretato in diversi modi: i fautori della disponibilità della vita sostengono che l’uomo appartiene a se stesso ed è autorizzato a distruggere questa sua “ proprietà” se reputa la sua vita priva di libertà e dignità, d’altro canto i sostenitori della indisponibilità della vita ritengono che l’uomo sia tenuto alla conservazione della propria vita in quanto PERSONA( fine in sé). Voglio ricordare il pensiero di Seneca a tal proposito…egli afferma che il corpo è come una casa in cui abitare, noi abitiamo nel nostro corpo e come siamo desiderosi che la casa in cui abitiamo sia oltre che bella anche ridotta in buone condizioni, lo stesso dobbiamo pretendere che il nostro corpo funzioni bene. Se il nostro corpo sta male e noi stiamo male quindi si deve preferire la morte alla sofferenza. Ci dice che siamo come inquilini trattenuti dall’affetto del luogo familiare e dalla forza dell’abitudine , nonostante gli incomodi. Siamo così legati al nostro corpo che quando viverci fa male noi vogliamo continuare a farlo mentre quando il corpo ci reca dolore dovremmo abbandonarlo per abbandonare con esso ogni nostra sofferenza. E’ proprio questo che pensavano i pazienti della clinica del Dr Kruger. Kruger voleva rendere il suicidio dignitoso, ma può lo stesso termine “suicidio” essere associato al termine “ dignità”? Purtroppo questo fenomeno è molto diffuso. Ogni giorno in Italia ci sono otto persone che decidono di togliersi la vita con un rapporto uomo-donna di 3:1. Perché? La morte cercata volontariamente dal suicida mette in risalto il problema del senso delle vita, per alcuni è un dono per altri è un compito, un bene di consumo, che si usa e si può gettare a piacimento. Le cause sono da ricercare in un evento traumatico che ha destabilizzato un equilibrio psicologico già precario, in problematiche all’interno del nucleo familiare, in un comportamento impulsivo e aggressivo, in uso di alcool e droghe. Diverse statistiche internazionali mettono in luce che leggi che consentono l’uso di alcool in età relativamente giovane sono associate ad alto tasso di suicidi, nell’adulto invece con l’abuso di alcool è spesso presente un quadro di depressione. Per quanto riguarda le droghe, ci si trova di fronte a persone che hanno altri fattori di rischio per il suicidio : disagio sociale e problemi economici. Da tempo si assiste a un aumento dei casi di suicidio tra le persone anziane, come capolinea di un decorso di malattia . Più che rendere questo gesto estremo “dignitoso”, mi chiedo, si può prevenire il suicidio? Anche se difficile credo sia possibile. La maggior parte degli individui con rischio di suicidio vuole ASSOLUTAMENTE VIVERE ma si trova in un tunnel senza via d’uscita per i propri problemi. Di solito queste persone emettono dei segnali inerenti alla loro intenzione suicida ma spesso gli altri non colgono il significato di tali messaggi, o non sanno come rispondere alla loro richiesta di aiuto. Parlare del suicidio non induce nell’altro un proposito suicidario, al contrario, l’individuo in crisi e che pensa al gesto si sente sollevato ed ha l’opportunità di sperimentare  un contatto empatico. A volte una parola, il sorriso innocente di un bambino, una carezza possono aiutare a capire che nella vita anche quando tutto sembra perduto, quando niente sembra avere più senso. in fondo c’è ancora qualcosa per cui vale la pena di vivere.
 
Vincenzina Palermo
Scienza e religione trattano campi diversi e conciliabili infatti, come disse Stace :
" La scoperta che il Sole, non la Terra, è al centro, che gli uomini discendono da antenati scimmieschi e che la Terra ha centinaia di milioni di anni non intaccano nè la religone, nè la sua essenza che è la fede. La religione può essere compatibile con qualsiasi sorta di biologia, di  astronomia ecc..".
La scienza si limita a spiegare come stanno determinate cose invece la religione pretende di individuarne il perchè.

mercoledì 23 gennaio 2013

ALLEANZA FRA SCIENZA E FEDE

Ancora una volta mi dibatto circa il rapporto tra scienza e fede. Tante sono state e sono ancora le nostre domande su quanto la scienza possa occuparsi della fede, e in modo particolare, aggiungo, della preghiera. Mi è stato proposto un articolo in cui si argomenta proprio questa tematica e che ora vi porto qui di seguito.

Università dell'Arizoma: la preghiera aiuta effettivamente la guarigione.

La stretta alleanza fra scienza e fede appare molto più evidente nelle università e sulle riviste scientifiche piuttosto che sui quotidiani di cronaca. Può la scienza occuparsi della preghiera e dei suoi effetti sull’uomo? Pare di si. E’ quanto riportano SciencaDaily e Physorg.com. Lo studio, effettuato nel 2007 dall’Arizona State University, è stato guidato da David R. Hodge.
Egli ha condotto un’analisi completa di 17 importanti studi sugli effetti della preghiera per intercessione – cioè, la preghiera che viene offerta a vantaggio di un’altra persona -rivolta a persone con problemi psicologici o fisici. Egli ha trovato un effetto positivo. Intervistato dalla Social Work Practice, una delle più prestigiose riviste nel campo del lavoro sociale, ha dichiarato: «In questi anni ci sono stati una serie di studi sulla preghiera per intercessione. Abbiamo condotto quindi una meta-analisi su essi, prendendo in considerazione l’intero corpo della ricerca empirica. Utilizzando questa procedura abbiamo trovato che la preghiera offerta a nome di un altro, produce effettivamente risultati positivi su quest’ultimo».
Il ricercatore ha osservato che lo studio della sua equipe è molto importante perché è un’analisi di vari documenti e non un lavoro unico (la meta-analisi è sostanzialmente un riassunto dei risultati provenienti da varie ricerche sullo stesso argomento). «Questo studio ci permette di guardare il quadro generale -ha continuato-. Attualmente è il più completo ed esaustivo studio di questo tipo su questo tema. Inoltre suggerisce che la ricerca su questo argomento è giustificata, dato che la preghiera verso persone con problemi psicologici o medici può aiutare effettivamente a farle recuperare».
I risultati hanno avuto un’ampia diffusione e, oltre ad essere inclusi nel Social Work Practice, sono apparsi sul Journal of Social Service Research, Journal of Marital and Family Therapy, e Families in Society. Hodge ha anche scritto un libro intitolato: “Assistenza spirituale: un manuale per aiutare i professionisti”.

Pare che questa si sia rivelata una "scoperta", se cosi' si può definire, agli occhi del ricercatore.
A tal proposito mi pongo un ulteriore interrogativo: "Perché non credere con certezza che avere fede può aiutare anche in campo scientifico??". Purtroppo come ben sappiamo molteplici risultano essere le divergenze a riguardo, interpretazioni differenti che, a mio parere, permarranno per sempre dal momento in cui non tutti i ricercatori, in campo puramente scientifico, si manifestano credenti per quanto già possano o meno esserlo di per sé..
E' chiaro, comunque, che quanto scritto nell'articolo ci fa capire che non sempre risulta necessario ricorrere eccessivamente a mezzi "straordinari" (utilizzo, ad esempio, di particolari medicinali) al fine di ottenere degli eseti positivi in merito alla guarigione di una persona.a

lunedì 21 gennaio 2013

clonazione

Clonazione:
"una donna può essere sorella gemella di sua madre, mancare del padre ed essere figlia di suo nonno"
E ancora : si potrebbe rimediare ai disastri di Chernobyl grazie al patrimonio genetico di un individuo che ha cellule resistenti alle radiazioni
Ma d'altro canto potrebbero essere creare tante copie di Hitler, dunque la mia osservazione è che non può esistere "una via di mezzo" nella scienza, non può adeguarsi e rispettare l'etica, nè laica, nè cattolica al fine di essere "giusta", la scienza è scienza, nè giusta nè sbagliata. E se poniamo ad essa dei limiti, questi non sono barriera insormontabile per essa, perché la ricerca continua, e che lo vogliamo o no, continuerà sempre. Quindi se non siamo d'accordo con il progresso della scienza allora dovremmo pensare a un mondo fermo, immobile, senza le cure per le future malattie e lasciare che tutto accada secondo il "caso" e lasciare che sia la natura a decidere. Ma siccome secondo me non esiste una morale universale, valida per me e per tutti, non vedo perché la scienza debba essere inibita da una morale individuale, che cambia continuamente, che è plasmata dallo scorrere del tempo.

"LO SCAFANDRO E LA FARFALLA"


Il protagonista di questo film è Jean-Dominique Bauby, caporedattore di  “Elle”, il quale è costretto a modificare completamente la sua vita. Egli infatti ha accusato un malore mentre era in auto con uno dei due figli e si risveglia dopo un lungo coma in un letto dell’Hospitale Marittime di Berck-su-Mer. Qui scopre un’atroce verità:  è affetto dalla SINDROME DI LOCKED-IN, ovvero una condizione nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi o comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo. Il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale, il giornalista ha quindi perso l’uso della parola oltre a quello dell’occhio destro.  Gli resta solo l’occhio sinistro per riuscire a prendere contatto con il mondo. Davanti a domande precise può dire “si” battendo una volta le ciglia oppure “no” battendole due volte. Impara inoltre un alfabeto completamente nuovo:  ”Abbiamo ordinato le lettere secondo la frequenza del loro uso […] Lei pensa a quello che mi vuole dire, quando è pronto sbatta l’occhio. Io reciterò questo alfabeto molto lentamente, una lettera dopo l’altra. Quando arrivo alla prima lettera della sua parola chiuda una volta e io la scrivo. Allora passiamo alla lettera seguente e così via. Quando la parola è completa, chiuda due volte come se premesse la spaziatrice di una tastiera e se faccio un errore apra e chiuda rapidamente più volte”. Grazie a questo metodo Jean-Dominique è riuscito a dettare un libro che è uscito in Francia nel 1997. “ Lo scafandro  del corpo, non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”.

“Oggi mi sembra che tutta la mia esistenza non sia stata che un susseguirsi di piccoli fallimenti: la donna che non ho saputo amare, le occasioni che non ho voluto cogliere, gli istanti di felicità che ho lasciato volare via. Una corsa di cui conosci il risultato ma sei incapace di tagliare il traguardo. Ero cieco e sordo, ma mi serviva necessariamente la luce di un'infermità per vedere la mia vera natura? […] Ho deciso di non compiangermi mai più. Ho scoperto che, oltre al mio occhio, ho altre due cose che non sono paralizzate: la mia immaginazione e la mia memoria. L’immaginazione e la memoria sono i soli mezzi che ho per evadere dal mio scafandro. Posso immaginare qualunque cosa, qualunque persona, qualunque luogo: farmi accarezzare dalle onde della Martinica, andare a trovare la donna che amo, rostrarmi davanti a Ozymandias, il re dei re. Posso immaginare qualunque cosa, viviere i miei sogni di bambino, le miei emozioni di adulto. Voglio ricordarmi di me così com’ero: bello, disinvolto, affascinante, seducente come un diavolo. Si, bello e affascinante (o almeno qualcuno lo pensava)! Quello non sono io, è Marlon Brando. Questo sono io! […] Ho male ai calcagni, la testa come un’incudine e una sorta di scafandro che mi serra tutto il corpo. Il mio lavoro consiste ora nel redigere il diario del viaggio immobile di un naufrago arenatosi sulle rive della solitudine. In origine l’ospedale marittimo era stato fondato per accogliere i bambini malsti di tubercolosi. […] Oggi sono solo vecchi, disabili o esseri inerti e muti come me. Un esercito di storpi. Mi faccio spesso condurre nel luogo che ho soprannominato Cinecittà: una terrazza sempre deserta che dà su un paesaggio ch emana un fascino poetico e decadente di certe scenografie del cinema. […] Quello che preferisco è il faro: slanciato, robusto e rassicurante con la sua livrea a strisce rosse e bianche. Mi metto sotto la protezione di questo simbolo fraterno che veglia sui marinai ma anche sul malato che il destino ha spinto alla deriva sui confini della vita. […] È pericoloso credere ai miracoli personali, poi hai la tentazione di sentirti importante. Ciò nonostante devo dire che un miracolo ha effettivamente avuto luogo: mi sono messo a cantare. Grugnisco. Canto. La mia esecuzione lascia a desiderare e a volte mi pare di sentire ilmio cuore che batte, ma mi dico che sono le ali della farfalla. Posso guardare all’avvenire: presto l’estate finirà e io passerò il primo autunno in questo ospedale. La mia vita è qui, un’eterna ripetizione. Qui! […] Ho una polmonite, proprio nel momento in cui credevo. Come un marinaio che vede scomparire la costa da cui è salvato, io vedo il mio passato che si appanna, che si riduce sempre più nelle ceneri del ricordo.”


commento su: i crimini della scienza....

Anche io come Milena penso che sia importante ricordare chi tempo fa ha dovuto subire delle torture estremamente orrende... L'olocausto è uno degli eventi della nostra storia che mi porta spesso a riflettere...Mi sono sempre chiesta cosa succede nella mente di alcuni uomini ...cosa è che li conduce ad essere così mostruosi; l'ambizione, la pazzia, il volersi sentire superiore agli altri... Ho letto la storia di Elisa Springer una sopravvissuta ai campi di sterminio Il suo racconto si intitola : IL SILENZIO DEI VIVI.  Già l titolo evidenzia come l'uomo in quel periodo non avesse un briciolo di dignità, il non potersi esprimere, il non poter dare un giudizio, il non essere più considerati uomini ma bestie. Il non avere più un nome ma una matricola tatuata su un braccio...ma è mai possibile che un uomo dotato di intelligenza, l'intelligenza di  cui si parla tanto; possa aver causato così tanti morti... Così  come diceva anche Milena aver usato gli uomini come cavie per i loro esperimenti. Il voler "costruire" uomini tutti identici, aventi occhi azzurri e capelli biondi, aventi determinate caratteristiche per dover far prevalere una razza su tutte le altre... orribile, immorale, ripugnante quali altri aggettivi per descrivere ciò che è stato...Nessun aggettivo è capace di descrivere il mio disgusto!!! Dobbiamo tanto q gli uomini che hanno lottato per i diritti dell'uomo anche se ancora oggi, purtroppo, sentiamo parlare di razzismo basta pensare a cosa è successo non molti giorni fa in un campo sportivo...oppure alle tante notizie di cronaca...  evidentemente c'è qualcosa di fondo che non si riesce a superare... quei dannati pregiudizi che l'uomo probabilmente non toglierà mai da se stesso...forse una maggiore sensibilizzazione sarebbe importante anche se la nostra società  è una società che ascolta molto poco e spesso fa finta di non voler conoscere tante cose...

I crimini della scienza.

A pochi giorni dalla commemorazione della Shoah tutti abbiamo il dovere di ricordare gli orrori compiuti da medici e scienziati perchè lo sterminio nazista fu pensato e messo in atto nella nostra società moderna. Venne pianificato il genocidio ricorrendo alle armi più potenti costruite grazie allo sviluppo della scienza. Non è la scienza in sé o il progresso a costituire un pericolo , piuttosto la sua strumentalizzazione, l’uso che se ne fa di questa, il vero pericolo è la mente umana. I progetti di igiene della razza sono stati ispirati dal darwinismo, dall’ eugenetica e dal razzismo imperialista. Il partito, l’esercito, la burocrazia, i medici e l’industria costruirono una vera e propria macchina della distruzione. I procedimenti tecnici per ottenere uno sterminio efficace furono studiati e preparati in laboratorio da medici, coloro che in realtà dovrebbero ridarti la vita. Laboratori inaccessibili dall’esterno dentro i quali si svolgevano crimini atroci. I medici tedeschi agivano tutti allo stesso modo con perfetto disprezzo della vita umana. Essi consideravano i deportati non come uomini, ma unicamente come materiale biologico. Nei campi di concentramento erano disponibili cavie umane in assenza totale di limiti morali.
Tanti furono gli esperimenti, sterilizzazione con raggi x e per mezzo di farmaci , inoculazione di ceppi di virus coltivati. Uno dei tanti scopi era quello di arrivare alla formulazione ed alla produzione di vaccini, diversi furono gli esperimenti di inseminazione artificiale. Venivano tagliate parti di muscoli, nervi ed ossa e studiato il processo rigenerativo. Arrivarono a sostituire clavicola e scapola di una prigioniera con quelle di un'altra. Furono effettuati innesti incrociati di osso fra sorelle per verificare la rigenerazione fra consanguinei. Trasfusioni tra prigionieri di gruppo sanguigno diverso per studiarne gli effetti mortali e tanti altri ancora.                                               
Nel Terzo Reich ero lo Stato ad esercitare il diritto di vita o di morte sui suoi cittadini, inoltre i deportati erano persone condannate a morire, pertanto non si stava procurando loro alcun danno. Lo Stato aveva il potere della scienza e del progresso, lo stato controllava la ricerca e lo sviluppo
Alcuni affermano che dopo il processo di Norimberga, in seguito al turbamento provocato da questi crimini nazisti nasce la Bioetica e si è dato via al processo che ha portato alla “Dichiarazione dei diritti dell’uomo”. Prima del 1948 non erano ancora noti i diritti umani, la dignità umana, il diritto alla vita, i diritti fondamentali di ogni uomo?

Io ho avuto la fortuna di vedere tre anni fa i campi di concentramento in Polonia, un’esperienza unica che è difficile raccontare e spiegare, tante sono le emozioni che ancora oggi a distanza di anni affiorano. Vedere con i miei occhi ciò che l’umano è stato capace di costruire, entrare in quella sale anguste, in quei laboratori, in quei campi dove ancora oggi è vivo l’odore della carne bruciata è stato qualcosa che mi ha segnato e turbato e profondamente.  Dobbiamo riflettere su ciò che è stato fatto e ciò che di peggiore possiamo fare in futuro se al progresso della scienza non viene affianchiamo un corretto uso della ragione. Tante e forse troppe volte la scienza ha superato e continua a superare i limiti, tante e troppe volte abbiamo ridotto la scienza a merce generando disastri e tragedie.

Milena Perrone

Commento sul film “In Time” di Andrew Niccol.



Salve, ragazzi e ragazze interessati a temi di bioetica. Il professore a lezione aveva consigliato la visione di alcuni film. Recentemente ho visto “In Time” di Andrew Niccol e ho pensato di presentarlo a tutti nel migliore dei modi, sperando di suscitare in voi la voglia di vederlo. Riporterò frasi tratte dal film che per me hanno un significato profondo, e cercherò di sviluppare le tematiche a mio avviso presenti in esso. Sarò lieta di conoscere anche qualche vostro commento sul film, non teso a screditare il mio piccolo contributo.

Will Salas: <<Ho poco tempo. Non ho tempo per capire come sia successo, funziona così. Siamo geneticamente progettati per smettere di invecchiare a venticinque anni. Il problema è che viviamo solo un altro anno se non guadagniamo altro tempo. Il tempo è la valuta in corso. Lo guadagniamo e lo spendiamo. I ricchi possono vivere per sempre, invece noi… voglio solo svegliarmi senza che il tempo mi sfugga dalle mani>>.

Il tempo è denaro per Will Salas e gli abitanti di una zona povera della città di Dyton, denominata “il ghetto”. La storia è ambientata in un futuro non troppo lontano, in un’epoca in cui la cosa più importante non è il cibo, i soldi, ma il tempo. Per evitare la sovrappopolazione, il tempo è diventato la valuta con cui la gente viene pagata per il proprio lavoro ed è il mezzo di pagamento per beni di prima necessità e di lusso. Will Salas è abitante di un mondo in cui è stato isolato e sconfitto il gene dell’invecchiamento, e in cui l’uomo è stato geneticamente progettato per vivere fino a venticinque anni. Alla nascita gli uomini possiedono un orologio corporeo al polso e allo scattare del venticinquesimo compleanno, l’orologio inizia a scandire i secondi di un ultimo anno di vita. Da quel momento inizia una folle corsa per la sopravvivenza alla ricerca di tempo da guadagnare con ogni mezzo, sia lecito che illecito. I secondi, i minuti, le ore scorrono inesorabili, in una continua lotta per la sopravvivenza.
In Time, a mio avviso, è un bel racconto che raffigura inquietanti situazioni che ricordano caste e complotti presenti nel nostro mondo, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dove a rappresentare il potere è il tempo e non il denaro, localizzato in enormi quantità in mano a pochi. A fare da sfondo alla vicenda è il profondo divario tra i ricchi che possono permettersi di vivere per sempre, e poveri, che come Will Salas, sono costretti a correre e lottare per avere un’ora in più e subire inermi le conseguenze di questo ingiusto sistema. Tra le vittime innocenti di questo sistema va ricordato suo padre ucciso da ignoti perché aveva regalato minuti preziosi ai più bisognosi e sua la madre morta perché aveva esaurito il suo tempo.

Dopo aver visto il film, ho pensato alla scelta fatta dal regista di mettere in scena quella che se non altro è un’allegorica critica alla società moderna in cui gli uomini sono tutti uguali sulla carta, ma hanno diritti diversi. Il dialogo più significativo, a mio giudizio si ha quando Will Salas incontra un uomo, Henry Hamilton, che gli regala più di un secolo di vita prima di suicidarsi perché stanco di vivere in un mondo pieno di ingiustizie.

Henry Hamilton: <<Arriva un giorno in cui ne hai abbastanza. La mente può essere esaurita anche se il corpo non lo è, e vogliamo morire, dobbiamo farlo>>.
Will Salas: <<È questo il tuo problema? Hai vissuto troppo a lungo? Hai mai conosciuto qualcuno che è morto?>>.
Henry Hamilton: << Per pochi immortali la maggioranza deve morire>>.
Will Salas: <<Questo che significa?>>
Henry Hamilton: <<Tu proprio non lo sai, vero? Non possono vivere tutti in eterno, dove li metteremmo? Perché esistono le zone orarie? Perché credi che le tasse e i prezzi aumentino nello stesso giorno nel ghetto? Il costo della vita aumenta per far si che la gente continui a morire o non esisterebbero uomini con milioni di anni e altri che vivono alla giornata. Ma la verità è che ce ne sarebbe per tutti, nessuno deve morire prima del tempo. Se tu avessi tanto tempo quanto ne ho io su quell’orologio, che cosa faresti?>>
Will Salas: <<Smetterei di guardarlo. Posso dirti, se avessi tutto quel tempo di certo non lo sprecherei.>>
 
E così Will Salas fece, non si approfittò della fortunata occasione che gli si era presentata davanti per interesse personale, ma la sfruttò per aiutare le persone bisognose distribuendo loro il tempo, seguendo l’esempio del padre.
Per prima cosa aspira a entrare nel mondo degli immortali ed è proprio qui che incontra Silvia, figlia di uno dei più ricchi impresari e potenti monopolizzatori del tempo.
Silvia invidia Will e le persone del “ghetto” perché mettono a rischio la loro vita tutti i giorni, hanno qualcosa di emozionante da raccontare, mentre lei è stanca di vivere una vita senza emozioni. Ed è proprio dall’incontro con Will che nasce in lei il desiderio di mettersi in gioco e di rischiare la sua immortalità.

Silvia: <<Ti ho visto correre. Mi ricorda le persone che vengono dal ghetto, alcune volte le invidio>>.
Will: <<Tu non sai niente>>.
Silvia: <<A no? L’orologio non è un bene per nessuno. I poveri muoiono e i ricchi non vivono. Possiamo vivere in eterno basta che non commettiamo sciocchezze. Questo non ti spaventa? Che forse non farai mai qualche sciocchezza o qualcosa di coraggioso per cui ne valga la pena? >>.

Le parole di Silvia ci fanno riflettere su un aspetto importante, cioè che vivere a lungo non equivale necessariamente a vivere bene, avere del tempo a disposizione non significa sapere come impiegarlo o sentirsi comunque appagati, soddisfatti. Lei è costretta a vivere una vita che la fa sentire in prigione: è ricca, può avere tutto il tempo che vuole, può vivere una vita da immortale, ma deve stare attenta a tutto ciò che fa, non può mettersi in situazioni che la mettono a rischio e quindi questo la porta a non vivere appieno la sua vita. E’ come dire al giorno d’oggi che i soldi non conducono necessariamente alla felicità.
Mi ha colpito molto la diversa personalità dei due protagonisti: Will sa come usare il tempo che ha a disposizione senza sprecarlo, mentre Silva non trova un senso alla propria vita e quindi non sa come impiegare il suo tempo. Questo film mi ha fatto molto riflettere sul senso della vita che è fragile, sulla caducità dell’esistenza umana, che richiama alla mia mente la similitudine delle foglie, che dopo l’arrivo dell’autunno ad una ad una si staccano dal ramo e giacciono a terra. Ma ciò che mi fa maggiormente pensare è che la vita dell’uomo per quanto fragile possa essere, non è poi così breve. Come diceva Seneca, al contrario, la vita è molto lunga, siamo noi a renderla breve sprecando il tempo. Il problema non è avere poco tempo, la verità è che ne perdiamo molto e l’unica cosa che ci resta da fare è impiegarlo nel miglior modo possibile.

Non dovremmo pensare troppo al tempo che passa inesorabile e continuare a lamentarci della durata delle giornate, ma solo migliorarne la qualità. Come diceva Seneca “il tempo è un’entità fugace e soltanto il saggio riesce a cogliere la vera essenza”. Bisognerebbe "cogliere l'attimo", e “vivere alla giornata", proprio come esortava Orazio, confidando il meno possibile nel domani. Ognuno di noi dovrebbe sempre cercare di cogliere le occasioni, le opportunità, le gioie che si presentano ogni giorno, gestire in modo responsabile la propria vita e il proprio tempo, perché quest’ultimo è fugace. Mi ha colpito il forte senso di umanità e di giustizia che è presente nel protagonista che mi ricorda molto la figura di Robin Hood che rubava ai ricchi per donare ai poveri. Ammiro Will per il suo coraggio e per la sua astuzia perché muove le pedine in modo da fare scacco matto ad un sistema gestito dai pochi uomini potenti, un sistema che rispecchia molto la nostra realtà, piena di ingiustizie, di problemi, di malcontenti dovuti alla mal distribuzione delle ricchezze concentrate nelle mani di pochi, che governano il mondo e prendono decisioni a loro piacimento, e le cui conseguenze ricadono sul mondo intero. Will non è soltanto un personaggio di un film ma rappresenta un eroe che noi tutti vorremmo conoscere, e lottare insieme a lui per avere un mondo più giusto ed equo. La speranza di Will di riuscire a sovvertire il potere è anche la speranza che accomuna tutti noi che rappresentiamo le persone comuni, non potenti ma ricche di sogni, ideali e valori veri, e che sperano in un futuro migliore e privo d’ingiustizie e in cui venga garantita una vita dignitosa a tutti.