JWG

Ein Lehrer, der das Gefühl an einer einzigen guten Tat, an einem einzigen guten Gedicht erwecken kann, leistet mehr als einer, der uns ganze Reihen untergeordneter Naturbildungen der Gestalt und dem Namen nach überliefert. J.W.G.

lunedì 21 gennaio 2013

"LO SCAFANDRO E LA FARFALLA"


Il protagonista di questo film è Jean-Dominique Bauby, caporedattore di  “Elle”, il quale è costretto a modificare completamente la sua vita. Egli infatti ha accusato un malore mentre era in auto con uno dei due figli e si risveglia dopo un lungo coma in un letto dell’Hospitale Marittime di Berck-su-Mer. Qui scopre un’atroce verità:  è affetto dalla SINDROME DI LOCKED-IN, ovvero una condizione nella quale il paziente è cosciente e sveglio, ma non può muoversi o comunicare a causa della completa paralisi di tutti i muscoli volontari del corpo. Il suo cervello non ha più alcun collegamento con il sistema nervoso centrale, il giornalista ha quindi perso l’uso della parola oltre a quello dell’occhio destro.  Gli resta solo l’occhio sinistro per riuscire a prendere contatto con il mondo. Davanti a domande precise può dire “si” battendo una volta le ciglia oppure “no” battendole due volte. Impara inoltre un alfabeto completamente nuovo:  ”Abbiamo ordinato le lettere secondo la frequenza del loro uso […] Lei pensa a quello che mi vuole dire, quando è pronto sbatta l’occhio. Io reciterò questo alfabeto molto lentamente, una lettera dopo l’altra. Quando arrivo alla prima lettera della sua parola chiuda una volta e io la scrivo. Allora passiamo alla lettera seguente e così via. Quando la parola è completa, chiuda due volte come se premesse la spaziatrice di una tastiera e se faccio un errore apra e chiuda rapidamente più volte”. Grazie a questo metodo Jean-Dominique è riuscito a dettare un libro che è uscito in Francia nel 1997. “ Lo scafandro  del corpo, non impedì alla farfalla dell’anima di uscire e comunicare”.

“Oggi mi sembra che tutta la mia esistenza non sia stata che un susseguirsi di piccoli fallimenti: la donna che non ho saputo amare, le occasioni che non ho voluto cogliere, gli istanti di felicità che ho lasciato volare via. Una corsa di cui conosci il risultato ma sei incapace di tagliare il traguardo. Ero cieco e sordo, ma mi serviva necessariamente la luce di un'infermità per vedere la mia vera natura? […] Ho deciso di non compiangermi mai più. Ho scoperto che, oltre al mio occhio, ho altre due cose che non sono paralizzate: la mia immaginazione e la mia memoria. L’immaginazione e la memoria sono i soli mezzi che ho per evadere dal mio scafandro. Posso immaginare qualunque cosa, qualunque persona, qualunque luogo: farmi accarezzare dalle onde della Martinica, andare a trovare la donna che amo, rostrarmi davanti a Ozymandias, il re dei re. Posso immaginare qualunque cosa, viviere i miei sogni di bambino, le miei emozioni di adulto. Voglio ricordarmi di me così com’ero: bello, disinvolto, affascinante, seducente come un diavolo. Si, bello e affascinante (o almeno qualcuno lo pensava)! Quello non sono io, è Marlon Brando. Questo sono io! […] Ho male ai calcagni, la testa come un’incudine e una sorta di scafandro che mi serra tutto il corpo. Il mio lavoro consiste ora nel redigere il diario del viaggio immobile di un naufrago arenatosi sulle rive della solitudine. In origine l’ospedale marittimo era stato fondato per accogliere i bambini malsti di tubercolosi. […] Oggi sono solo vecchi, disabili o esseri inerti e muti come me. Un esercito di storpi. Mi faccio spesso condurre nel luogo che ho soprannominato Cinecittà: una terrazza sempre deserta che dà su un paesaggio ch emana un fascino poetico e decadente di certe scenografie del cinema. […] Quello che preferisco è il faro: slanciato, robusto e rassicurante con la sua livrea a strisce rosse e bianche. Mi metto sotto la protezione di questo simbolo fraterno che veglia sui marinai ma anche sul malato che il destino ha spinto alla deriva sui confini della vita. […] È pericoloso credere ai miracoli personali, poi hai la tentazione di sentirti importante. Ciò nonostante devo dire che un miracolo ha effettivamente avuto luogo: mi sono messo a cantare. Grugnisco. Canto. La mia esecuzione lascia a desiderare e a volte mi pare di sentire ilmio cuore che batte, ma mi dico che sono le ali della farfalla. Posso guardare all’avvenire: presto l’estate finirà e io passerò il primo autunno in questo ospedale. La mia vita è qui, un’eterna ripetizione. Qui! […] Ho una polmonite, proprio nel momento in cui credevo. Come un marinaio che vede scomparire la costa da cui è salvato, io vedo il mio passato che si appanna, che si riduce sempre più nelle ceneri del ricordo.”


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