“Un
giorno il suicidio sarà un diritto dell’uomo scritto nero su bianco sulla
Costituzione”…..”Il suicidio deve essere dignitoso”…il
Dr Kruger vuole dare un senso al suicidio e al tempo stesso limitarlo. Vuole
pianificare e rendere “dignitoso” questo incontro con la morte. Ha creato una
struttura terapeutica dove concedere la morte non è atto barbarico ma un atto
consapevole svolto con assistenza medica. Il giuramento di Ippocrate lo obbliga a cercare di far
desistere qualsiasi paziente dalla scelta estrema ma, se la volontà è forte e
sicura, il primario, sostenuto da un contributo governativo, non può far altro
che assecondarla, ultimo desiderio compreso. Un gruppo di strani
personaggi va in questa clinica tra questi troviamo un famoso regista con un
cancro incurabile, un commesso viaggiatore malato terminale, un ricco
ereditiere, un lussemburghese che ha perso tutto al gioco(anche sua moglie),
una cantante dalla voce rovinata, un depresso cronico e una bella ragazza con
una malattia orfana, è proprio questa ragazza che irrompe in un contesto tanto desolante e
deprimente; anche lei come gli altri aveva deciso di morire in quella clinica
ma quando a causa di in incendio vede un uomo innocente che non era li come gli
altri per morire perdere la vita, capisce che nonostante tutto lei ha la
FORTUNA DI VIVERE. Lo scopo del suicida è morire ma non è sempre facile
spegnere l’umano interruttore quando la campanella della natura o del destino
non è ancora suonata. Il suicidio viene interpretato in diversi modi: i fautori
della disponibilità della vita sostengono che l’uomo appartiene a se stesso ed
è autorizzato a distruggere questa sua “ proprietà” se reputa la sua vita priva
di libertà e dignità, d’altro canto i sostenitori della indisponibilità della
vita ritengono che l’uomo sia tenuto alla conservazione della propria vita in
quanto PERSONA( fine in sé). Voglio ricordare il pensiero di Seneca a tal
proposito…egli afferma che il corpo è come una casa in cui abitare, noi abitiamo
nel nostro corpo e come siamo desiderosi che la casa in cui abitiamo sia oltre
che bella anche ridotta in buone condizioni, lo stesso dobbiamo pretendere che il
nostro corpo funzioni bene. Se il nostro corpo sta male e noi stiamo male
quindi si deve preferire la morte alla sofferenza. Ci dice che siamo come
inquilini trattenuti dall’affetto del luogo familiare e dalla forza
dell’abitudine , nonostante gli incomodi. Siamo così legati al nostro corpo che
quando viverci fa male noi vogliamo continuare a farlo mentre quando il corpo
ci reca dolore dovremmo abbandonarlo per abbandonare con esso ogni nostra
sofferenza. E’ proprio questo che pensavano i pazienti della clinica del Dr
Kruger. Kruger voleva rendere il suicidio dignitoso, ma può lo stesso termine
“suicidio” essere associato al termine “ dignità”? Purtroppo questo fenomeno è molto
diffuso. Ogni giorno in Italia ci sono otto persone che decidono di togliersi
la vita con un rapporto uomo-donna di 3:1. Perché? La morte cercata
volontariamente dal suicida mette in risalto il problema del senso delle vita,
per alcuni è un dono per altri è un compito, un bene di consumo, che si usa e
si può gettare a piacimento. Le cause sono da ricercare in un evento traumatico
che ha destabilizzato un equilibrio psicologico già precario, in problematiche
all’interno del nucleo familiare, in un comportamento impulsivo e aggressivo,
in uso di alcool e droghe. Diverse statistiche internazionali mettono in luce
che leggi che consentono l’uso di alcool in età relativamente giovane sono
associate ad alto tasso di suicidi, nell’adulto invece con l’abuso di alcool è
spesso presente un quadro di depressione. Per quanto riguarda le droghe, ci si
trova di fronte a persone che hanno altri fattori di rischio per il suicidio :
disagio sociale e problemi economici. Da tempo si assiste a un aumento dei casi
di suicidio tra le persone anziane, come capolinea di un decorso di malattia . Più
che rendere questo gesto estremo “dignitoso”, mi chiedo, si può prevenire il
suicidio? Anche se difficile credo sia possibile. La maggior parte degli
individui con rischio di suicidio vuole ASSOLUTAMENTE VIVERE ma si trova in un
tunnel senza via d’uscita per i propri problemi. Di solito queste persone emettono dei segnali
inerenti alla loro intenzione suicida ma spesso gli altri non colgono il
significato di tali messaggi, o non sanno come rispondere alla loro richiesta
di aiuto. Parlare del suicidio non induce nell’altro un proposito suicidario,
al contrario, l’individuo in crisi e che pensa al gesto si sente sollevato ed
ha l’opportunità di sperimentare un
contatto empatico. A volte una parola, il sorriso innocente di un bambino, una
carezza possono aiutare a capire che nella vita anche quando tutto sembra
perduto, quando niente sembra avere più senso. in fondo c’è ancora qualcosa per
cui vale la pena di vivere.
Vincenzina Palermo
mi associo soprattutto alle ultime tue righe..Purtroppo sia arrivati in una societa dv tutto ciò che prima era tabù era un limite o rpobito ora nn lo è più...anzi è di ordinaria amministrazione...
RispondiEliminaMa ci rendiamo conto che molti giovani sn depressi?immotivati... nn hanno un obiettivo da coltivare....cadono facilmente in tentazioni proibite per avere adrenalina per sentire emozioni forti....
Evitare o prevenire il suicidio si puo ma è un atto di forte volontà..come si suol dire il cervello è un velo di cipolla...basta nulla per perdere connessione colla raltà come basta anche poco ritornare coi piedi atterra anche vedendo o ascoltando una semplice banalità...o cm tu stesso hai scritto un sorriso di un bimbo, una carezza...
l'essere del 3000 è purtroppo troppo succube della società dei rtmi frenetici della vita stessa