JWG

Ein Lehrer, der das Gefühl an einer einzigen guten Tat, an einem einzigen guten Gedicht erwecken kann, leistet mehr als einer, der uns ganze Reihen untergeordneter Naturbildungen der Gestalt und dem Namen nach überliefert. J.W.G.

venerdì 18 gennaio 2013

Belgio: due gemelli hanno ottenuto il diritto all'eutanasia per aver perso la vista


Ho letto recentemente questo articolo, e non ho potuto fare a meno di soffermarmi e leggere con attenzione.

<< Una coppia di gemelli di Anversa ha fatto ricorso all’eutanasia in un caso unico nella legislazione del paese e che ha fatto e farà molto discutere sui limiti della legge sulla dolce morte. I due fratelli, 45 anni, erano sordi dalla nascita e hanno deciso di richiedere l’iniezione letale dopo aver scoperto che in breve tempo avrebbero perso anche la vista.
I due uomini, che hanno vissuto insieme tutta la vita condividendo un appartamento e lavorando come calzolai, hanno detto ai dottori di non poter sopportare nemmeno il pensiero di non vedersi più e di non riuscire più a comunicare tra loro. Sebbene non fossero in fase di malattia terminale, quindi, il loro medico ha qualificato la loro sofferenza psicologica come “insopportabile” e così i gemelli hanno potuto fare ricorso alla pratica, che in Belgio è legale dal maggio 2002.
Secondo la legislazione belga, per avere diritto alla morte dolce, il paziente deve essere adulto, in grado di intendere e di volere e il suo desiderio di morte deve essere volontario e ripetuto. Inoltre deve soffrire di insopportabili e persistenti dolori fisici o psicologici, che non possono essere attenuati da cure mediche. “Non è semplicemente perché erano sordi e ciechi che hanno potuto ricorrere all’eutanasia – ha dichiarato ai media finnici uno dei dottori dell’ospedale – è che non potevano sopportare di vivere l’uno isolato dall’altro”. “Il dolore può essere insopportabile non solo a livello fisico – ha aggiunto – ma anche mentalmente”.
Il dottore ha informato inoltre che i fratelli sono morti lo scorso 14 dicembre e che la loro famiglia li ha supportati fino all’ultimo nel loro desiderio. E così, dopo aver bevuto un’ultima tazza di caffè insieme, i gemelli si sono detti addio e i dottori hanno proceduto all’ultima iniezione.
Il Belgio ha legalizzato l’eutanasia nel 2002 e da allora I casi sono in costante aumento anno dopo anno. Nel 2011 hanno scelto la dolce morte 1,133 persone, di queste l’86 per cento aveva almeno 60 anni e il 72 per cento era malato di cancro.>>

Credo che nessuno di noi sia in grado di poter profondamente capire ed immaginare quanto potesse essere stata difficoltosa la realtà quotidiana di questi due gemelli; certamente però, la scelta di "non vita", penso sia stata così forte, da farmi provare ad avere una minima idea sul loro stato d'animo e sulla loro futura infelicità, nel momento in cui avrebbero perso la vista. Mi verrebbe da concludere che, dinnanzi alla volontà dei soggetti in questione, non resta che rispettare la loro decisione, per quanto dolorosa possa essere. Voi cosa ne pensate?

Mariagiovanna Malara

5 commenti:

  1. Io penso che questi due gemelli se hanno scelto di morire è stato per loro una scelta più che giusta! Almeno hanno smesso di soffrire e dare meno problemi ai loro familiari! Più che altro mi ha colpito l'ultima scena del caffè, prima di darsi l'addio! Scena triste per tutti, ma per loro era come una giornata uguale alle altre,poi salutarsi e ritrovarsi in Paradiso ed essere fieri della loro scelta e non vivere un peggior incubo! Essere sordi e ciechi è come vivere in un mondo a parte, estranei a tutto e tutti, quindi sentirsi inutili, e a questo punto meglio morire che rimanere vivi!!

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  2. non credo di essere in grado di dire se la decisione presa dai gemelli sia giusta o sbagliata! Penso che la sofferenza sia qualcosa di soggettivo e soprattutto di non'quantificabile'. Il fatto che le persone cessino di soffrire è sicuramente la motivazione che spingerebbe chiunque a fare il 'bene' per l'altro,ma per bene non si può intendere il concedergli di morire. Com'è noto,in molti paesi l'eutanasia è una pratica legale,a tal proposito cito un'associazione svizzera(avendo letto un articolo su internet,la Dignitas,che concede una 'morte dolce' non solo alle persone colpite da gravi malattie fisiche non curabili, ma anche a chi soffre di gravi malattie mentali non curabili.Fino a questo punto,nulla da dire, se non fosse per il fatto che la suddetta associazione ha accettato la richiesta di una donna 76enne di morire insieme al marito malato terminale.La mia domanda è questa: si può Togliere la vita,pur rispettando la sua volontà, ad una persona sana?

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  3. Questa domanda mi sembra piuttosto difficile per poter dare una risposta certa. Credo, comunque, che una persona, sana o malata, ha il diritto di poter scegliere ed essere libera circa la propria vita e, pertanto, sarebbe un bene seguire il suo volere. Ci tengo però a delineare che, in quanto credente e considerando la VITA un DONO di DIO, non credo si possa andare contro il disegno divino. Poi, comunque, oltre che la sofferenza, come da te Eva ribadido, penso che anche la volontà si debba considerare qualcosa di soggettivo. Quindi le considerazioni a riguardo potrebbero risultare molteplici..

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  4. Ognuno è dotato di una propria mente e di una propria intelligenza, quindi capace di prendere decisioni. La vita è un dono sacro che è con noi dal momento della nascita , però ci sono delle circostanze che purtroppo non lo permettono, quali malattie incurabili. Condivido la scelta dei due gemelli sulla "dolce morte",hanno deciso di non soffrire loro principalmente e di non far soffrire i loro cari. Un altro esempio può essere quello di Eluana Englaro che a causa di un incidente stradale ha vissuto in stato vegetatito per 17 anni fino alla morte naturale sopraggiunta a seguito dell'interruzione della nutrizione artificiale. Questo caso ha scatenato in Italia un notevole dibattito sui temi legati alle questioni di fine vita. Penso che per loro non sia stata una scelta facile e non si può giudicare, certo è che bisogna avere tanto coraggio per arrivare una decisione del genere, ma difronte alla sofferenza sia una scelta da comprendere.

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