martedì 27 novembre 2012
Ricerca pubblica o ricerca privata?
Nel corso della lezione di ieri, martedì, 27 novembre 2012 è stata questa la domanda dominante scaturita dalla discussione sull'intervista a Craig Venter. Le risposte dal vivo a questa domanda sono andate al di là di della dicotomia un po' rigida - come tutte le dicotomie - proposta nel titolo. Invito, chi ancora non l'avesse fatto, a rispondere, e chi lo avesse già fatto, a condividere sul blog la sua risposta in forma scritta, in modo tale che il suo contributo possa diventare patrimonio comune.
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Buonasera a tutti, premetto che è la prima volta che partecipo ad un blog e la cosa mi emoziona molto. Mi emoziona leggere i nomi di tutti noi nella sezione collaboratori:per la prima volta nel corso dei nostri studi, seppur breve, siamo chiamati a dire la nostra, diventando i veri protagonisti di un corso che stiamo frequentando, quello di bioetica. Anche io faccio parte di quella categoria di persone "timide" che temono di esprimere il proprio giudizio. Ma le parole del nostro professore mi hanno spinto a riflettere molto: ognuno di noi può insegnare tanto seppure le nostre parole e il nostro giudizio possano apparire a primo acchito banali o prive di contenuto. Ed è per questo che oggi mi cimento a scrivere un breve commento. Molti sono gli argomenti che stiamo affrontando nel corso e che stanno destando in me grande curiosità e allo stesso tempo stanno risvegliando in me riflessioni importanti che avevo accantonato con il termine degli studi delle scuole superiori. Però tra tutti quello che ha destato maggiore curiosità in me è stato il dibattito ricerca privata e/o ricerca pubblica. E' un argomento attuale, molto complesso e spesso contraddittorio. Non è certo semplice e immediato rispondere in modo assoluto alla domanda "Quale ricerca: pubblica o privata?". Sicuramente entrambe presentano caratteristiche positive ma anche negative.
RispondiEliminaCome giustamente sostiene, a mio avviso, la nostra collega Milena, la ricerca privata migliora anzi aumenta la competitività tra gli scienziati..ma certo spesso non fa emergere ricercatori che alla ricerca hanno dato tanto. A questo proposito cito John Carew Eccles parafrasando un passo che ho letto in cui sottolinea come la libertà del ricercatore sia condizionata moltissimo dal politico di turno o come il ricercatore stesso dipenda dal potente di turno. Oltre a questo si aggiunge il problema di quanto sia pubblicato dai ricercatori che operano a livello di una ricerca privata. Spesso molte notizie preziose vengono omesse o ritoccate dai ricercatori perchè messi alle strette dagli sponsor e da chi dà il cuo capitale finanziario quindi ,affinchè pubblichino il prima possibile e battino sul tempo i colleghi o facciano contente le case farmaceutiche. In questo modo certo è che la ricerca affidata all'azienda pivata è sicuramente rivolta al profitto. Ne sono un esempio una serie di case farmaceutiche che hanno pubblicizzato lo stesso alcuni medicinali, pur avendo scoperto che gli stessi presentavano degli effetti collaterali "forti nonchè nocivi per la salute dell'uomo". Ne sono un esempio ancora le case farmaceutiche che promettono vari comfort e molti lussi ad alcuni medici in cambio della preisrizione da parte degli stessi di medicinali prodotti dalle case farmaceutiche, pur essendo in commercio prodotti con gli stessi principi attivi ma, solo perchè meno pubblicizzati, presentano un prezzo inferiore ( e che quindi potrebbero agevolare molte famiglie che non navigano nell'oro). Questa è una notizia che ho appreso guardando Striscia la Notizia tempo fa. Accanto a questo però esistono persone come Craig Venter ,a cui è stato dedicato un articolo da noi letto, che ha messo a disposizione la sua preparazione e le sue scoperte al mondo, pur essendo un amministratore di una società privata. A tutto ciò si aggiunge il dibattito sull'utilità o meno della ricerca pubblica. Personalmente sento di esprimere la mia "-filìa" verso la ricerca pubblica, la quale ha come scopo la ricerca stessa in qualsiasi ambito non per forza scientifico in cui tutte le scoperte sono destinante al mondo intero, ad ognuno di noi, ad ogni persona preparata o meno, acculturata o ignorante che sia. Quindi una ricerca per la ricerca: UNA RICERCA PIù TRASPARENTE E APERTA CHE PUò ESSERE RAGGIUNTA DA TUTTI. Questo è l'obiettivo che deve proporsi la ricerca pubblica. Ma è anche vero che essa deve ,oggi specialmente, far fronte ad una serie di problemi del tutto rilevanti. Innanzitutto chi deve finanziare la ricerca? E con quali mezzi può raggiungere questo?
RispondiEliminaSono sicura che sia giusto che la ricerca debba essere garantita dallo Stato, costituito da noi visto che scopo ultimo della ricerca in sè e per sè è il bene del medesimo. Non a caso il giornalista Pietro Greco in un suo articolo scrive come i ricercatori (in particolare parla della situazione italian)siano preparati ma che il problema non dipende da loro quanto dal sistema, dalla mentalità. Ecco perchè la ricerca pubblica oggi vive una forte crisi. Scrive infatti:" Vogliamo quindi riconsiderare che la ricerca serve al paese, deve essere sostenuta e potenziata dallo stato e che non possiamo più svendere consulenza alle piccole imprese per comprarci le attrezzature di laboratorio e mantenerle in funzione? Non è una questione di soldi, ma di mentalità." A proposito di ciò vorrei anticipare qualche riflessione che ho maturato dopo la lettura dell'articolo assegnatoci per la prossima settimana: "La rivoluzione di Ilaria Capua "la scienza è per tutti deve essere open source"". Un articolo questo veramente interessante in cui è sicuramente palese la PASSIONE E L'AMORE di una ricercatrice nei confronti del suo lavoro, un lavoro mirato a tutti. Una ricercatrice che attua una scelta coraggiosa, non da tutti ovviamente. Ilaria Capua identifica il codice genetico del virus dell'aviaria e dell'A/H1N1 responsabile dell'influenza dei suini e, piuttosto che scendere a patti con l'Oms, decide di pubblicare la sua sequenza su GenBank, la banca dati ad accesso aperto, consapevole sicuramente di aver perso tanto a livello di profitto e di fama. Diventa così la paladina della scienza open source, tanto è che dice "La sequenza trovata era un bene pubblico, non vedo il motivo per cui io, che sono pagata con fondi pubblici, devo fare qualcosa che rallenti la ricerca". E' diventata così un esempio concreto e tangibile da seguire per tutti quanti. Questo è quello che i nostri ricercatori dovrebbero effettuare: una scienza in un certo senso alla portata di tutti, in cui ogni scienziato e ricercatore che si rispetti possa offrire il proprio contributo. E proprio un lavoro fatto in gruppo, un lavoro di collaborazione tra menti( quindi una ricerca di carattere pubblico) potrebbe rispondere e risolvere tanti quesiti importanti. E per realizzare tutto ciò, quale veicolo utilizzare? Il web, of course. Ed importante diventa anche il dibatitto sulla globalizzazione, un processo che potrebbe velocizzare i tempi e la diffusione stessa delle nuove scoperte. Ma come per ogni cosa bisogna fare molta attenzione! Grazie per avermi "ascoltata", vi auguro una buona serata.
RispondiEliminaPS:Non sono riuscita a scrivere il mio commento in un unico post!
Ancora non ho le idee chiare a riguardo, ma penso che entrambe debbano cooperare per far progredire la scienza. Molto spesso, però, la ricerca privata è gestita da un gruppo ristretto di persone che pensano maggiormente ai profitti ricavabili e perdono di vista il vero motivo della ricerca, cioè la conoscenza di nuove malattie da poter curare e di nuove tecniche da applicare. Su questo punto, infatti, sono d'accordo con i colleghi che hanno affermato che la ricerca da parte di aziende private è sempre, in un certo senso, finalizzata al guadagno di un singolo individuo, o di pochi di essi, a discapito della comunità. Della comunità si occupa, invece, la ricerca pubblica: questa è però vista come una ricerca mediocre e limitata rispetto a quella privata perché se la prima ottiene finanziamenti, a volte non adeguati, dallo Stato, la seconda gode di quelli dei singoli enti che per far progredire la scienza investono tutti i soldi necessari. Ecco perché, a mio avviso, in Italia si fa poca ricerca, perché lo Stato non finanzia, anzi fa dei tagli impedendo anche a noi giovani di fare ricerca, una volta laureati, e costringendoci ad andare in altri Paesi per poter svolgere il nostro lavoro e far valere le nostre capacità.
RispondiEliminaBisogna partire dal presupposto che al mondo sono veramente poche le persone che lavorerebbero solo per il piacere di aiutare la comunità a progredire. E’ da un po’ che si parla di crisi ma anche prima la gente non lavorava soltanto per la gloria: si cerca sempre di ottenere profitti e ciò accade anche nel campo della ricerca. Sia ricerca pubblica che privata hanno i loro pro e contro: la ricerca pubblica è finanziata da Noi e di conseguenza i fondi sono pochi ma le scoperte sono alla portata di tutti; d’altro canto la ricerca privata è finanziata da ingenti somme di denaro ma, le grandi imprese che investono così tanto si aspettano di guadagnarci parecchio, per cui solo pochi possono permettersi di stare al passo col progresso. Sono consapevole del fatto che sia brutto associare la ricerca scientifica, il progresso, la scoperta di cure e quella di nuove potenziali minacce per la salute dell’uomo stesso, a questioni di soldi ma anche il lavoro di un ricercatore, come quello di un professore, un medico o chiunque altro, deve essere ripagato. E’ normale dunque pensare che se anche un ricercatore si mettesse a lavorare indipendentemente avrebbe bisogno di un piccolo finanziamento o almeno di macchinari all’avanguardia per poter portare a termine le proprie ricerche, cose che troverebbe se chiedesse aiuto a multinazionali e potenti imprese piuttosto che allo Stato, quindi la ricerca verrebbe sempre manipolata dai privati. E’ necessario perciò, a mio parere, una cooperazione tra pubblici e privati in modo da ottenere più finanziamenti e da rendere la ricerca alla portata di tutti.
RispondiEliminaIo sono per la ricerca finalizzata per un bene comunitario accessibile a tutti a prescindere che sia pubbilica o privata perché a volte dietro la dicitura ricerca pubblica possono essere nascosti profitti che vanno oltre a quello economico, ad esempio quello politico . Io credo che la ricerca non deve appartenere ne al pubblico ne al privato, ma alle speranze di tutti coloro che vogliono rendere migliore questo mondo.
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